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Cultura
Italia, Albania - 30 maggio 2012Torna all'indice →
“Luce che sgorga dall’abisso” – Pubblicato il diario della dissidente Drita Como
“La giovane che si stava spegnendo nell’ospedale oncologico era Drita Como, una delle scrittrici più interessanti della sua generazione, ma del tutto sconosciuta a quel tempo, per la sola ragione che suo padre era in prigione e sua madre internata. Per coloro che la guardavano era semplicemente una ragazza molto bella, ma un po’ triste. Lungo il cammino della sua vita erano apparsi presto, troppo presto, due dei mostri più tetri di quel tempo: la dittatura e il cancro”, scrive Ismail Kadarè nella sua prefazione al primo libro di Drita Como tradotto in italiano, “Luce che sgorga dall’abisso”. La vita di Drita ben rappresenta la parabola dei dissidenti albanesi oppressi dallo stato, torturati nei campi di internamento e, spesso, lacerati anche da storie personali che si intrecciano in maniera indissolubile con le vicende politiche di cui sono stati loro malgrado protagonisti. Questo diario e le poesie la donna le scrisse per sé, senza sapere che un giorno sarebbero stati pubblicati. Drita era figlia di Liri Belishova, una dei leader della Gioventù durante la guerra antifascista di liberazione e, per alcuni anni, membro del Bureau Politico. Il padre di Drita, Maqo Como, era un partigiano che più tardi divenne anche ministro dell’Agricoltura. Nel 1960, poco dopo l’avvento del comunismo in Albania, i due furono condannati in quanto “revisionisti” e, pertanto, “nemici del Partito del popolo” sotto il regime di Enver Hoxha. Quando i genitori vennero condannati Drita aveva solo due anni: trascorse l’infanzia e la giovinezza nell’ansia della dittatura e della malattia che presto l’avrebbe portata via, all’età di soli 23 anni, nel 1981. “In queste poesie e nel diario noi esploriamo solo la periferia della sua anima – annota sempre Kadarè. – Sono scritti creati sotto la minaccia del controllo improvviso della polizia. Pertanto ogni cosa in essi è misurata, controllata. Molto raramente vengono trattati argomenti delicati, come la scena del processo e della condanna di suo zio. Obbligata a tacere sui fatti principali, ci fornisce solo alcuni elementi parsimoniosi, ma che bastano a farci comprendere la sua principale ricchezza: quella sepolta insieme a lei”.