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Slovenia - 03 settembre 2014Torna all'indice →

Boris Pahor festeggia i suoi 101 anni celebrando la scuola letteraria slovena

"Abbiamo istituzionalizzato la scuola letteraria slovena a Trieste con due convegni, il primo al Caffè San Marco di Trieste e il secondo, il 26 agosto, nel giorno del mio 101º compleanno, a Lubiana”. Sono le parole di orgoglio e soddisfazione per un nuovo traguardo raggiunto, con le quali l'ultracentenario scrittore triestino di lingua slovena Boris Pahor esordisce in una intervista all'Ansa. Pahor, che sta trascorrendo un breve periodo di riposo a Radenci, sul confine sloveno-ungherese, ha raccontato le vicende degli ultimi giorni con la vitalità e la voglia di vivere che gli sono proprie. “La scuola letteraria slovena di Trieste è adesso conclamata: l'evento del 19 agosto al Caffè San Marco può considerarsi come un atto fondativo, ribadito pochi giorni dopo a Lubiana: è una conferma storico-letteraria della presenza e della consistenza della letteratura slovena a Trieste”. Cosa la spinge a girare ancora tra Italia, Slovenia, Europa? “La possibilità di testimoniare le vicende storiche e gli orrori del passato in prima persona. Nel 2013 l'editore sloveno Cankarjeva zalozba ha pubblicato la monografia su di me “Tako sem zivel”, tradotta in italiano “Così ho vissuto” (Bompiani). Entrambi i volumi sono stati curati dalla prof.ssa Tatjana Rojc. Pahor è stato conosciuto dal grande pubblico italiano - dopo il successo in Francia e Germania - con Necropoli (Fazi, 2008), il romanzo che tratta del periodo trascorso nei campi di concentramento, e con la partecipazione a “Che tempo che fa”. “Adesso è importante che il pubblico italiano abbia la possibilità di conoscere le mie opere e anche le opere di altri autori sloveni di Trieste. Sono opere importanti anche dal punto di vista storico: l'Italia può così leggere e conoscere il fascismo dal punto di vista delle vittime, il popolo sloveno. Il mio racconto e la mia vita vogliono essere testimoni di questo periodo, degli orrori perpetrati dal fascismo a danno degli Sloveni: non parliamo solamente del incendio del Narodni dom, casa culturale e politica slovena a Trieste, nel 1920, ma di tentativi sistematici di distruzione e sradicamento della cultura e della lingua slovena dalla mia città.