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Bulgaria - 15 ottobre 2014Torna all'indice →

Forze armate troppo dipendenti dalla Russia, in Bulgaria si pensa a F-16 di seconda mano

La Bulgaria ha un problema: le sue forze armate hanno mezzi disastrosamente vecchi e sono troppo dipendenti dalle forniture dalla Russia, nei confronti della quale l'Unione europea ha posto un embargo. Il Ministro della Difesa uscente Velizar Shalamanov ha detto che, nonostante la pesante crisi economica in cui versa il Paese, si troveranno soldi per effettuare un aggiornamento della strumentazione militare. L’idea sarebbe quella di rivolgersi a Italia, Grecia e Portogallo per acquistare caccia di seconda mano. Si parla di qualcosa come 616 milioni di euro, una cifra consistente, se rapportato alle dimensioni dell'economia bulgara. Ma la volontà di Shalamanov di acquistare dall'Italia e dalla Grecia degli F-16 di seconda mano, o dal Portogallo degli Eurofighter si è già infranta contro il muro russo. Dmitri Rogozin, il vicepremier russo, ha accusato Sofia con un tweet: "Notizie dalla Bulgaria: un certo Shalamanov ha convinto il primo ministro Bliznashki a tradire ancora una volta la Russia, per aquile di seconda mano”. Nel quadro generale pesa poi l'instabilità politica in cui versa Sofia, che è andata alle elezioni politiche tre volte in due anni. Il voto di domenica scorsa non ha dissipato l'incertezza: la formazione di destra guidata dall'ex primo ministro Boiko Borisov ha vinto, ma non ha ottenuto una maggioranza sufficiente a governare e al momento è alle prese con una difficile trattativa con formazioni minori alla ricerca di sostegno a un esecutivo di minoranza, dopo che le trattative col secondo partito, quello socialista, sono fallite. A rendere ancora più incerta la situazione è il mutare del clima geopolitica, del quale Sofia risente in modo particolare per la sua tradizionale vicinanza alla Russia; vicinanza che va diminuendo, dato che il presidente Rosen Plevneliev ha avuto parole inequivocabili, definendo la Russia “uno stato nazionalista e aggressivo”. D'altronde, la Bulgaria ha dovuto sospendere obtorto collo il proseguimento dei lavori per la costruzione del gasdotto South Stream, fondamentale per la strategia energetica di Sofia. E non mancano voci che richiamano l'antica solidarietà slava tra i due Paesi. Insomma, in Bulgaria non oggi c'è nulla di certo. Per esempio, le forze di destra estrema, che sono filorusse, potrebbero entrare in un'eventuale maggioranza. In tal senso, il settore militare è quello in cui certi nodi potrebbero arrivare al pettine prima e in maniera più dolorosa. In un'intervista concessa alla Bbc, il ministro della Difesa uscente ha parlato del rischio di conseguenze catastrofiche" per le forze armate bulgare. “L'area critica è specialmente quella della difesa aerea. Perché tutti i radar, tutti i complessi missilistici terra aria e tutti i caccia sono stati prodotti in Unione sovietica”. La flotta aerea bulgara, in effetti, è formata da vecchi Mig-29. Le cose non vanno meglio, in realtà, neanche con le forze di terra. Sofia ha ridotto i numeri: nel 1999 contava 110mila effettivi, oggi meno di 30mila. Nel summit nato del Galles s'è impegnata ad accrescere la spesa militare dall'1,3 % del Pil al 2 %. Ma bisogna vedere se questo basterà a sostituire, per esempio, i vecchi carri armati sovietici T-72.