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Romania - 29 ottobre 2014Torna all'indice →

Scoperta a Napoli la tomba di Vlad l’impalatore? Il mistero di un crittogramma su una lapide a Santa Maria La Nova

La tomba dell’eterno riposo di Dracula si trova nel centro storico di Napoli? La storia è tornata alla ribalta di recente, dopo la scoperta di un sarcofago e del nome del voivoda di Romania sul luogo della sepoltura. Secondo la rivista Fenix, i resti di Dracula potrebbero davvero giacere in una tomba situata nel chiostro di Santa Maria La Nova, una delle chiese più visitate del capoluogo campano. Non si tratta ovviamente del personaggio immaginario protagonista della novella gotica di Bram Stoker, ma del Dracula in carne e ossa, il personaggio storico al quale lo scrittore irlandese Bram Stoker si ispirò per plasmare la sua creatura letteraria. E in effetti, Stoker nel 1875 aveva dimorato a Napoli, dove si era stabilito suo padre, che vi morì l’anno successivo. Lo spoglie sarebbero quindi quelle di Vlad Dracul, principe di Valacchia, conosciuto anche come Vlad “Tepes” (l’Impalatore); in molti, ovviamente, si pongono più che legittimi interrogativi su come il corpo di Vlad sarebbe giunto a Napoli. Non c’è un’evidenza storica di dove siano le spoglie mortali di Vlad Tepes III Dracula, anche se tradizionalmente si ritiene che il suo cadavere, decapitato, sia stato sepolto sull’isoletta di Snagov, in un monastero a 40 chilometri da Bucarest, con tanto di lapide. Tuttavia, quando la lapide fu rimossa, la dove doveva esserci i resti del principe furono rinvenute trovarono solamente ossa animali. Il caso, dunque, è ancora aperto. La storia inizia quando il ricercatore Raffaello Glinni, analizzando diversi manoscritti italiani del secolo XV e XVI, trovò una pista che suggeriva una possibilità insolita: Maria Balsa, un’aristocratica slava, radicatasi nel Regno di Napoli in epoca medievale, avrebbe potuto essere la figlia segreta del Voivoda (Signore) Vlad Tepes e aver prelevato i resti del padre per portarli sino al Regno di Napoli, forse nella Cattedrale di Acerenza. Da queste ipotesi è partita una ricerca che ha coinvolto anche il professor Giuseppe Reale, Direttore del Complesso di Santa Maria la Nova e l’Istituto Orientale di Napoli, che hanno apportato nuovi tasselli al puzzle storico. Reale ha dapprima fatto realizzare esami della tomba con la termocamera, che hanno evidenziato un particolare inesplicabile: dietro la lapide c’è un pezzo di marmo che emenerebbe calore. Si tratta di una piccolissima porzione del monumento funebre, sulla quale al momento non si hanno spiegazioni. Inoltre la ricerca del professor Reale ha condotto alla scoperta di una misteriosa epigrafe crittografata, posizionata esattamente dietro all’attuale lapide nobiliare. Si possono rintracciare alcuni caratteri latini, altri greci, alcuni copti e etiopici, ma non formano un testo di senso compiuto. Insomma, è una creazione in codice della quale però non si hanno ancora le chiavi. Il professor Reale dice di sperare che la decrittazione di questo “mistero nel mistero” offra una pista definitiva all’identità dell’originario ospite della sepoltura. Intanto, le uniche parole lette e decrittate dall’Istituto Universitario Orientale sono “Blad” (leggibile come Vlad) e “Balcano”. Insomma, anziché allontanarci dalla figura di Vlad Tepes Dracula, questo crittogramma sembra fare riferimento proprio al Voivoda di Valacchia.