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Mongolia - 25 febbraio 2015Torna all'indice →

In Mongolia scoperta mummia buddista. La sua conservazione sbalordisce il Paese

Sta facendo grande rumore tra gli esperti il ritrovamento in Mongolia del corpo mummificato ma particolarmente ben conservato di un monaco buddista. Gli esperti sono molto curiosi del rinvenimento e gli abitanti di questo grande paese dell'Asia più profonda attendono con grande impazienza l'esposizione dei venerabili resti. La mummia del lama non è antica come quelle delle piramidi di Egitto, anzi parrebbe essere piuttosto “recente”: è stata estratta da una grotta a fine gennaio e, da allora, è diventata un’attrazione locale. La stampa ha scritto che, in un primo momento, era stata rubata da un tombarolo da una “stupa” (reliquiario buddista) nelle remote montagne mongole. Il ladro sperava di venderla al mercato nero, ma le spoglie del lama si sono dimostrate essere una merce difficile da trattare. G. Purevbat, eminente artista e monaco lamaista, ritiene che la mummia appartenga a un bonzo che si chiamava Sanjjab, vissuto tra il 1822 e il 1905. È stata ritrovata rannicchiata nella posizione del loto, che è una delle classiche pose della meditazione buddista. In Mongolia è praticato un buddismo tantrico di tipo lamaista-tibetano. Sanjjab - secondo quanto afferma Paruvbat - era un allievo del lama Geser, una figura estremamente riverita nel buddismo locale, vissuta tra il 1811 e il 1894. La mummia si è conservata bene grazie al freddo secco del clima mongolo e perché è stata protetta da pelli di animali e da un'immersione nel sale. Attualmente è nelle mani dei ricercatori del centro medico legale di Ulan Bator, la capitale della Mongolia. “Sta benissimo, s'è conservato meravigliosamente” ha commentato Purevbat, che l'agenzia France Presse ha potuto incontrare nel suo monastero nelle montagne di Ulzii Badruulagch, sulle montagne innevate a 90 minuti da Ulan Bator. “Quando avremo terminato di pulirla - ha aggiunto - allora appariranno i suoi veri tratti”. Le mummie sono rare, ma presenti in diverse tradizioni buddiste. Il processo di conservazione del corpo è di solito destinato a figure considerate venerabili, che si siano elevate sulla via del Buddha dopo una rigida ascesi. Questa pratica ha permesso loro di emendarsi dai desideri mortali, accedendo all'illuminazione. “Noi crediamo che essi siano vivi, dunque noi li vediamo come dèi viventi”, spiega Purevbat. Al momento circolano in rete poche fotografie della mummia e l'Afp non ha ottenuto l'autorizzazione per vederla. Nelle diverse tradizioni buddiste ci sono diversi processi di mummificazione che vengono praticati. “Si conoscono casi di tentativi - talvolta riusciti - di automummificazione, nel corso dei quali i corpi sono modificati da un difficile processo che implica l'astinenza dal nutrimento e culminanti in una meditazione fino alla morte” spiega un esperto di buddismo dell'Università di Manchester, Jonathan Mair. Il buddismo lamaista in Mongolia ha subito nell'ultimo secolo vicende alterne; con l’avvento del comunismo è stato represso e i fedeli sono stati perseguitati; oggi è di nuovo in auge. Il monaco Purevbat non ha dubbi su quale debba essere il destino delle spoglie di Sanjjab: devono essere riportate alla stupa che le custodiva. Si tratta di un remoto monastero nella montagna di Sodnomdarjaa, lì dove riposa il lama Geser.