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Cultura
Mongolia - 25 marzo 2015Torna all'indice →

Cinema: Annaud nella lontana mongolia con “L'ultimo lupo”

Chen Zhen è un giovane studente di Pechino che, negli anni della Rivoluzione culturale, viene inviato nella Mongolia interna per rieducare una tribù nomade di pastori. A contatto con una realtà diversa dalla sua, Chen scopre di essere lui quello che ha molto da imparare sulla comunità, sulla libertà e, specialmente, sul lupo, la creatura più riverita della steppa. Chen, già sedotto dal legame che i pastori hanno con il lupo e affascinato dall'astuzia e dalla forza dell'animale, un giorno si imbatte in un cucciolo e decide di addomesticarlo. Il forte rapporto che si crea tra i due sarà minacciato dalla decisione di un ufficiale del governo di eliminare, a qualunque costo, tutti i lupi della regione. Con “L'ultimo lupo”, dal 26 marzo al cinema, tratta dal bestseller “Il totem del lupo” di Jiang Rong, Jean-Jacques Annaud riporta sul grande schermo - a oltre 25 anni da “L'orso” - la natura, il rapporto dell'uomo con essa e con chi abita luoghi lontani come, appunto, la remota Mongolia Interna. “Uscito nel 2004 e scampato alla censura - chiosa il regista de “Il nome della rosa” e “Sette anni in Tibet” -, in Cina è stato un fenomeno letterario sconvolgente. La vicenda narrata dal libro autobiografico si svolge nella lontanissima Mongolia Interna, nel 1967, all'inizio della Rivoluzione culturale”. “Le autorità non ci hanno fatto praticamente caso, se non fosse che la storia ha riportato alla luce molte cose - aggiunge Annaud - . Il percorso d'iniziazione di un giovane alla scoperta della campagna remota e la sua conversione alla vita da nomade in un luogo così selvaggio hanno acquisito, decenni dopo, una risonanza particolare in un paese, come la Cina, alle prese con dei terribili problemi ambientali e con l'inquinamento.”