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Russia - 25 novembre 2015Torna all'indice →

Nuove grane per Putin, protestano i camionisti anti-pedaggio. E presto saranno a Mosca

Non ci sono solo la Siria e la Turchia nei pensieri di Vladimir Putin. Da qualche giorno a rovinare il sonno del presidente ci sono anche i camionisti suoi connazionali, che stanno paralizzando con le loro proteste diverse città russe. Decine di camion hanno già bloccato gli Urali e il Caucaso; nei giorni scorsi è stata la volta di San Pietroburgo, dove i mezzi pesanti hanno puntato sullo Smolnyj, già quartier generale di Lenin nell’ottobre del 1917 e oggi residenza del governatore. Il bersaglio del dissenso è Platon, il nuovo sistema elettronico di pagamento pedaggi per i mezzi sopra le 12 tonnellate, che i camionisti trovano insostenibile. Introdotto il 15 novembre, costa 1,53 rubli (circa 25 centesimi di euro) al chilometro, tariffa che dovrebbe raddoppiare l’anno prossimo e che, moltiplicata per le distanze russe, va a pesare sui costi degli autotrasportatori insieme alle tasse già esistenti. È vero, tuttavia, che fino ad oggi in Russia non esisteva alcun pedaggio autostradale. Intanto, però, centinaia di camionisti hanno già bloccato il Daghestan e gli Urali, e il 30 novembre hanno già annunciato una marcia su Mosca.