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Repubblica Ceca - 15 giugno 2016Torna all'indice →

Nasce il museo virtuale dei gulag sovietici

Presentato a Praga e già on line, all’indirizzo gulag.cz, il primo museo virtuale dei campi di lavoro forzati dell’Unione sovietica. Lo hanno realizzato i ricercatori dell’Ustr, Ustav pro studium totalitnich rezimu, l’Istituto che in Repubblica ceca si occupa dello studio dei regimi totalitari, nell’ambito di un progetto avviato nel 2008 e diretto a raccontare la storia dei cittadini della ex Cecoslovacchia, o della minoranza ceca residente in Ucraina, e che finirono nei gulag a migliaia, così come quella dei perseguitati ungheresi e polacchi. Si tratta di un progetto unico a livello mondiale, che mappa e quindi documenta, in versione tridimensionale, quello che ancora oggi rappresenta uno dei simboli più sconvolgenti del sistema repressivo sovietico, con tanto di visite guidate in lingua ceca, inglese e russa. Una documentazione destinata ad arricchirsi in futuro, ad iniziare dai prossimi mesi, di ulteriori contributi. E’ bene ricordare che la parola Gulag era in origine l’acronimo di “Glavnoe upravlenie ispravitelno-trudovych lagerej”, Direzione generale dei campi di rieducazione e lavoro, il ramo della polizia politica dell'Urss che costituì il sistema penale dei campi di lavoro forzato e che cominciò a essere realizzato nel 1919. Ufficialmente aboliti nel gennaio del 1960, in realtà continuarono a funzionare, con altre definizioni e con condizioni di vita meno brutali, sino alla fine del regime comunista. Il maggior numero di prigionieri vi morì durante la Seconda guerra mondiale, quando secondo le ricostruzioni storiche le vittime furono quasi 14 milioni. La realizzazione del progetto Gulag.cz è stato preceduto dal compimento di una serie di spedizioni in Russia. I ricercatori cechi dell’Ustr hanno visitato ciò che rimane degli antichi campi di lavoro, in primo luogo nella zona della cosiddetta Ferrovia della morte, più di mille chilometri, fra le città di Salekhard e Igarka, in Siberia settentrionale. Per la sua costruzione, nei primi anni Cinquanta, vennero impiegati soprattutto prigionieri dei gulag, che morirono a migliaia.