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La “Giornata della memoria”: gli studenti italiani ad Auschwitz con i ministri Profumo e Severino
“Vedere la storia negli occhi di qualcuno che l’ha vissuta non ci fa stare tranquilli, ma ci fa capire che non dobbiamo dimenticare”. È un’alunna del liceo Visconti di Roma a dare il senso del viaggio della memoria del ministero dell’Istruzione che 130 ragazzi di tutta Italia hanno fatto per due giorni a Cracovia e ad Auschwitz-Bierkenau, accompagnati dai ministri Francesco Profumo e Paola Severino, con il presidente dell’Ucei, Renzo Gattegna, ma soprattutto con tre sopravvissuti ai campi di sterminio: Sami Modiano, che all’epoca aveva 13 anni e che veniva dall’italiana Rodi, e le sorelle Bucci, Andra e Tatiana, 4 e 6 anni quando furono deportate da Trieste.
Sono loro che, ormai ultraottantenni, per tutta la giornata, nonostante la neve e una temperatura di dieci gradi sotto zero, hanno accompagnato i ragazzi entrando nei block di Birkenau per i bambini, raccontando l’ultima volta che Sami ha visto la sorella Lucia di 16 anni, o quando il padre lo ha salutato per andare incontro alla morte. O nel momento della preghiera ebraica, quando sono stati ricordati tutti i parenti dei presenti, bruciati nei forni crematori.
Secondo il ministro Profumo, “un nuovo modello di scuola oggi più che mai deve essere quello della testimonianza. Si tratta di un grande valore per il nostro paese: mi auguro che questo progetto dei viaggi della memoria duri nel tempo e per questo l’abbiamo messo in sicurezza. È un’esperienza di cui sono molto orgoglioso – ha concluso Profumo, che già ne 2012 aveva partecipato al viaggio – e che penso aiuterà l’Italia”.
Mai più dimenticare gli “armadi della vergogna” chiusi per non ricordare lo sterminio nazista. È l’impegno morale che il ministro della Giustizia, Paola Severino, ha preso ad Auschwitz: “Le testimonianze ancora ci sono e di queste dobbiamo fare tesoro”, ha detto dopo aver ascoltato i racconti dei tre sopravvissuti al lager nazista.
Il ministro ha ricordato la “vergogna” dell’armadio rimasto chiuso per anni nel tribunale militare di Roma, con dentro gli incartamenti relativi alle stragi naziste compiute in Italia: “Io all’epoca sono stata chiamata come avvocato di parte civile proprio dalla comunità ebraica e oggi da ministro sento di ribadire un principio fondamentale utilizzato proprio nel processo contro il nazista Erich Priebke. E cioè, quando un delitto è contro l’umanità, su quel delitto non può cadere l’oblio della prescrizione”.