Cultura
Al Trieste film festival il meglio del cinema d’essai dall’est Europa
Si chiude in questi giorni il Trieste film festival, il tradizionale appuntamento all’insegna del cinema di qualità. La rassegna, diventata nei suoi 24 anni di vita un punto di riferimento per le cinematografie dell’Europa centrorientale, ha conservato anche quest’anno la capacità di dare visibilità a opere pregiate che non trovano adeguati sbocchi distributivi nel nostro paese. Nelle prime quattro giornate della manifestazione si sono susseguite anteprime nazionali di film apprezzati nei più importanti festival internazionali. Di richiamo i titoli presentati nell’ambito delle tre sezioni principali, quelle del concorso che assegnerà i premi finali: “Feature film competition”, “Short film competition” e “Documentary competition”.
Dalla Lettonia all’Austria, dalla Serbia all’Albania, sia nei documentari sia nelle opere di finzione, si sono alternati protagonisti in lotta con se stessi e con gli altri, alla ricerca di un senso e del proprio posto nel mondo.
Grande attenzione in questa edizione è stata data al cinema femminile: dalla donna scontrosa e solitaria di “Dokumentalist”, diretto da Ivars Zviedris e Inese Klava, alla giovane problematica che fa i conti con una madre malata di mente in “Avanti” di Emmanuelle Antille, passando per l’adolescente che cerca l’amore nella Serbia del dopoguerra in “Klip” di Maja Milos. Senza tralasciare la quarantenne dalle fugaci avventure di una notte in “Camera da letto” di Tomasz Wasilewski.
D’impatto anche le istantanee provenienti dalle zone solcate da conflitti recenti, che ancora bruciano. In “MadeinAlbania”, per esempio, l’italiana Stefania Casini racconta il presente di un paese che, ventuno anni dopo la caduta del regime comunista, vive la democrazia con tutte le sue contraddizioni, in bilico fra passato e futuro. Di rilievo anche i racconti da Belgrado, dalla ex Germania dell’est, dalla Georgia, dalla Bulgaria e dall’ex Cecoslovacchia.