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Russia, Germania - 26 giugno 2013Torna all'indice →

Tesori di guerra trafugati: all’Ermitage Putin-Merkel sfiorano la crisi

Crisi sfiorata a San Pietroburgo fra Angela Merkel e Vladimir Putin sull’annosa questione dei tesori di guerra trafugati dall’Armata Rossa nel 1945 in Germania. Il presidente russo e la cancelliera tedesca hanno trovato solo in extremis il modo di inaugurare insieme la mostra “Età del bronzo. Europa senza confini”, a margine del forum economico nella capitale degli zar. Un appuntamento preso da tempo, ma che in mattinata era stato disdetto a sorpresa dai due leader dopo l’intenzione manifestata da frau Merkel di rilanciare la richiesta di restituzione delle opere incamerate al termine della Seconda guerra mondiale dalle forze sovietiche vittoriose: opere che gran parte dell’opinione pubblica russa considera tuttora come un legittimo bottino di guerra e come una forma di compensazione per le devastazioni perpetrate negli anni precedenti in Urss dagli invasori nazisti. Lo spinoso dossier è sul tavolo da anni. Berlino nel 2007 ha deciso di mettere tutto nero su bianco, pubblicando on line un catalogo dettagliato di 180mila oggetti d’arte scomparsi dalle collezioni tedesche alla fine del conflitto. Nella speranza di farseli restituire. La lista dei tesori sottratti annovera opere di Donatello, dipinti di Botticelli e Van Dyck, sculture di Nicola Pisano, Madonne gotiche e sculture in legno. E la maggioranza dei pezzi mancanti, secondo gli esperti, sarebbe raccolta in depositi segreti proprio in Russia, oltre che in Polonia. In particolare, tra i pezzi reclamati dalla Germania c’è il cosiddetto tesoro di Priamo, conservato oggi in parte al museo Pushkin di Mosca e in parte all’Ermitage di San Pietroburgo: quest’ultimo è sede della mostra inaugurata l’altra sera dalla cancelliera tedesca con Putin. In realtà, tra il 1955 e il 1960 il regime sovietico restituì buona parte dei “trofei”, tra cui il celebre altare di Pergamo, ora al museo Pergamon di Berlino. Ma trattenne altre opere ancora oggetto di contesa persistente nei rapporti diplomatici.