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Bielorussia - 28 marzo 2012Torna all'indice →
Il boia non si ferma in Bielorussia: due esecuzioni con colpi di pistola alla nuca
Due colpi di pistola alla nuca. Il boia non si è fermato in Bielorussia, dove nello scorso fine settimana è stata eseguita la condanna a morte per Vladislav Kovalev e Dmitri Konovalov, accusati per l’attentato nella metropolitana di Minsk nel 2011, che causò 15 morti. E in Europa cresce l’indignazione, con la Francia che è tornata a chiedere ancora una volta l’abolizione della pena capitale, mentre in Ucraina il Partito comunista ha presentato in Parlamento un disegno di legge per ripristinarla. Parigi si è appellata alla Bielorussia, “unico paese europeo che applica ancora la pena di morte”, chiedendole di “rinunciare alle esecuzioni capitali”: sono parole del portavoce del ministero degli Esteri, Bernard Valero. Il primo marzo era stata la volta dei leader Ue che avevano espresso la loro “seria e profonda preoccupazione per l’ulteriore deterioramento della situazione in Bielorussia”. A dicembre del 2011, in occasione della riunione ministeriale dell’Osce a Vilnius, in Lituania, anche l’Italia, con il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, aveva chiesto di sospendere l’applicazione della pena di morte per le persone indiziate dell’attentato a Minsk. Ma a nulla sono valsi gli appelli alla clemenza, rimasti inascoltati dal presidente Alexander Lukashenko, al centro di diverse ipotesi che vedono nell’attentato una probabile macchinazione ordita per giustificare il pugno di ferro contro la dissidenza.